Mangeremo ancora miele in futuro?

Negli ultimi anni la produzione di miele è calata inesorabilmente, con picchi fino al 70% in meno in alcune zone dell’Italia, tanto che è lecito chiedersi:

 

Saremo ancora in grado nel futuro di mangiare miele buono?

 

Nel 2016 Conapi, il Consorzio Nazionale Apicoltori, parlava di “un anno da dimenticare”, uno dei peggiori degli ultimi 35 anni dal punto di vista produttivo, anche peggio del 2008, quando le conseguenze negative legate all’utilizzo di neonicotinoidi nell’ambiente mostrarono i primi segni disastrosi sulle famiglie d’api, comportando un considerevole calo produttivo.

 

Eppure nel 2017 la storia sembra ripetersi, con produzioni in calo fino al 70% a causa di gelate tardive nel nord Italia, e della forte siccità che ha impedito la fioritura in molte regioni del sud Italia comportando la morte per fame di moltissime colonie di api. E purtroppo anche il 2018 sembra essere partito con il piede sbagliato, con un clima che si mostra sempre più incline ai cambi repentini, e che offre ben poca pioggia di quella che il terreno e le piante avrebbero bisogno.

 

Ancora a gennaio, in tutto il territorio intorno al Monte Arcosu la campagna si mostrava secca e assetata, triste senza lo squillante giallo dell’acetosella che da sempre in inverno rallegra il paesaggio campestre. Anche il corbezzolo è stato avaro del suo nettare amaro, e le povere api si sono ridotte a famiglie di pochi esemplari per poter sopravvivere alla fame. 

Nonostante questa situazione disastrosa, la richiesta di miele continua ad aumentare e il mercato nazionale e regionale si riempie di mieli importati da ogni parte del mondo, talvolta di qualità tanto scadente che non meriterebbero di essere identificati come mieli.

 

Dietro questo aumento della richiesta sembrerebbe celarsi la tendenza di tutti noi a considerare il miele un prodotto sostitutivo dello zucchero e come tale sempre disponibile perché facile da produrre in quantità industriali. Ma proprio qui sta l’errore.

 

Il miele non è un prodotto industriale.

 

Sembrerebbe scontato da dire, eppure non tutti sanno che l’apicoltore non può costringere le api a produrre più di quanto il territorio possa offrire in termini di nettare e polline. Ecco perché il miele dovrebbe essere considerato un alimento di incredibile pregio, da consumare in maniera responsabile o meglio consapevolmente.

 

Consumare il miele consapevolmente significa riconoscere il valore del lavoro delle api e la Sapienza dell’apicoltore che dedica gran parte della sua vita di ogni giorno alla cura di questi insetti. Significa imparare a riconoscere il sapore di un territorio e trattare il miele come un gioiello prezioso, la prelibatezza più fine di cui non si può perdere nemmeno una goccia. Significa capire che il miele non è solo una dolce espressione del territorio, ma è anche manifestazione di tutte le attività che noi uomini operiamo in quel territorio.

 

Consumare consapevolmente il miele significa imparare che le stagioni hanno un loro corso, e che i prodotti della natura sono limitati, e significa anche imparare ad assumersi la responsabilità dei cambiamenti climatici e dei danni all’ambiente.

 

 

Pensate questo: ogni fiore reciso, ogni albero tagliato o sradicato rappresenta l’unica fonte di vita per le api.

 

 

Allora saremo in grado di mangiare miele in futuro? Dipende solo da noi.  

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